sabato 16 giugno 2012

Una sintesi, definizione a posteriori

Il verbo COSTRUIRE deriva dal latino construere, e che letteralmente significa mettere inseme.
Fin dai tempi più remoti, costruire è stata una necessità dell'uomo: ha costruito ripari per proteggersi, strumenti per cacciare, indumenti per coprirsi.
Anche gli animali sono in grado di sviluppare processi tecnologici per la loro sopravvivenza: basti pensare ad una ragnatela o a un nido.

Parallelamente alla storia evolutiva dell'uomo e del suo pensiero si sviluppa la tecnologia.
L'uomo costruisce per conoscere e esplorare meglio la realtà : dai microscopi, per l'infinitamente piccolo, ai telescopi, sonde e satelliti per osservare e studiare l'universo. 
L'arte del costruire è strettamente connessa alla scienza e alla tecnica. 
Costruire, però, non ha solo un significato materiale: si possono costruire sistemi di pensiero, leggi, idee, linguaggi.

Mappa concettuale

venerdì 15 giugno 2012

Intorno alle macchine

La tessitura è un processo conosciuto fin dall'antichità. Protagonista della prima rivoluzione industriale, fu migliorata e modificata grazie alla tecnologia.
Prima invenzione nel telaio a mano fu la navetta volante (J.Kay 1730); nel 1767 Heargraves inventò la spinning jenny, che permetteva di filare più fili contemporaneamente; dalla combinazione del filatoio idraulico (Arkwright 1769) e della spinning jenny. nacque la mule jenny (Crompton 1779).
Viene introdotta la macchina a vapore nell'industria tessile grazie a Crtwright, nel 1775.
Sarà poi Jacquard a introdurre il telaio automatizzato a schede perforate.

                                                                                                       




                   (Spinning Jenny)










(Mule Jenny) 






Costruire

Breve sintesi sull'evoluzione delle costruzioni

http://storiatecnologia.blogspot.it/2012/04/costruire.html

A fianco dei protagonisti

Esempio significativo riguardante uno dei primi trattati di ingegneria è il taccuino di Villard de Honnecourt.
Gli appunti e i disegni riguardano l'arte del costruire cattedrali. L'intento primario di Villard de Honnecourt è quello di voler rendere pubblici, in modo che tutti potessero farne uso, di tecniche, macchine e suggerimenti per la costruzione di grandi opere, quali le cattedrali.












In relazione alle risorse


Fin dalle epoche più remote l'uomo, a seconda di quello che l'ambiente gli offriva, fabbricò la propria casa e i propri oggetti, indifferentemente, con diversi materiali, "naturali" o "artificiali".

Inizialmente la dimora degli uomini fu una grotta, ciò ovviamente dove esistevano montagne: si pensi ad esempi come Lascaux in Francia o Altamira in Spagna.
Dove questo però non era possibile l'uomo ricorreva al legno o a materiali lapidei.
Uno tra i primi materiali "artificiali" fu il laterizio, che risale al 2000 a.C. circa.
Testimonianze dei materiali utilizzati presso i romani compaiono nelle opere di Vitruvio, che cita, come materiali da costruzione, Pietra, Terra e Laterizio, Calce, Sabbia, alcuni Pigmenti, Piombo.

Hanno poi avuto una grande importanza, accanto alle pietre e ai mattoni, sin dalle origini delle costruzioni stabili, le Malte.
In seguito troviamo le Murature armate, i Metalli, la scoperta del Vetro.
Parallelamente a questi materiali si sviluppa anche l'uso dei metalli, note da epoche antichissime ("era del rame": 4.000-3.000 a.C.; "era del bronzo": 3.000-2.000 a.C.), come rame, bronzo, ferro e
piombo, utilizzati nelle costruzioni, per opere complementari o con funzioni statiche limitate.

Durante il periodo compreso tra l'età Romana e quella Paleocristiana prevale l'arte muraria, un uso diffuso di pietra, legno e mattoni.
Altro fondamentale contributo dei Romani alle tecniche costruttive fu l'introduzione delle murature a sacco:
materiale gettato in "cavi" (forse già in uso presso i Campani), e di un nuovo materiale: il calcestruzzo, malta di pozzolana mista a scaglie di pietra di varie dimensioni. 
Inoltre i romani scoprirono che , comprimendo masse vetrose fuse in forme metalliche, ottenevano "piattelle", rotonde o quadrate, con le quali si chiusero i vani vuoti delle murature con schermature traslucide e protettive. Queste chiusure non erano proprio trasparenti, viste le impurità presenti nelle paste usate, ma sicuramente molto più efficaci delle pelli o delle tele usate allo scopo fino a quel periodo.

Nell'Alto Medioevo domina la tradizione "romana" della costruzione in laterizio, anche se un certo numero di opere furono realizzate in pietra.
E', inoltre, di questo periodo la scoperta che alcuni calcari misti ad argilla (calcari marnosi) danno luogo, per cottura, a calci con capacità di indurimento in assenza quasi totale di aria (calci , oggi, dette "idrauliche" ).
Il vetro divenne di uso abbastanza generalizzato dopo il Mille, con la evoluzione notevole che si verificò in quel settore produttivo: si ottennero lastre trasparenti soffiando grandi ampolle, tagliandole e spianandole a lastre, e ottenendo cosi infissi di grande pregio.

Il Settecento e' un'importante fase evolutiva nella conoscenza e nell'impiego dei materiali da costruzione; in essa si definiscono le premesse per le radicali innovazioni che la tecnica edilizia ha poi sviluppato, nell'Ottocento e nel Novecento.

In questo periodo si può parlare di una riscoperta del calcestruzzo, grazie alle sperimentazioni effettuate nel campo dei leganti in Inghilterra e, soprattutto, in Francia.
Nel 1774 l'ingegnere J. Smeaton, realizzò il faro di Eddystone, adoperando un miscuglio di calce viva, argilla, sabbia e ferro, in un luogo dove il mare aveva reso vane le precedenti costruzioni.
Il progressivo sviluppo dell'industria siderurgica migliorò le qualità dei prodotti e ridusse notevolmente i costi di produzione.
Si crearono le prime grandi strutture a scheletro portante indipendente; ma
è soprattutto nella costruzione dei ponti che il metallo sostituisce
rapidamente le arcate in muratura. Si ricorda in particolare il ponte
inglese sul Severn, progettato da Darby e realizzato da Wilkinson in ghisa
(1776-1779).





L'Ottocento e il Novecento sono giustamente definiti come i secoli dell'acciaio e del cemento armato,
per la rapida e universale affermazione di questi due materiali in edilizia.
Il primo salto qualitativo si ebbe nel 1855, quando Bessemer realizzò il "convertitore" per affinare la ghisa su larga scala; successivamente, il "forno a riverbero" di Martin-Siemens (1865) e il "convertitore" Thomas (1879), consentirono la produzione degli acciai veri e propri, con l'eliminazione delle impurità e la
"decarburazione").

(vedi Crystal Palace di Londra, Torre Eiffel di Parigi)

L'acciaio consente, intorno al 1880, la realizzazione dei primi "grattacieli" americani.
(vedi Louis Sullivan (1856-1924) e Mies Van der Rohe (1886-1969))

I primi tentativi di strutture armate riguardano la realizzazione di grandi opere, quali: la cupola di S. Gaudenzio a Novara e la Sinagoga di Torino, di Alessandro Antonelli (1798-1888).

L'attenzione fu rivolta ai calcestruzzi armati. Il principio è quello di ricercare una "struttura perfetta", attraverso la collaborazione di materiali diversi.

Le nuove tecnologie hanno invece portato alla realizzazione di acciai speciali, calcestruzzi leggeri  e la nascita di prodotti del tutto artificiali, come le materie plastiche.

mercoledì 13 giugno 2012

L'arco e la volta

Contrariamente a quanto si possa pensare, l'arco e la volta, prima ancora che presso i romani, erano già noti in Mesopotamia e Basso Egitto 3000 anni prima di Cristo.
A causa di una tecnologia non ancora sviluppata, queste costruzioni non poterono sopravvivere: gli elementi costitutivi erano mattoni in terra cruda, essiccati al sole, e pertanto facilmente deperibili.


Nella preistoria, era in uso un abbozzo di arco, noto come “falso arco” o “arco a mensola”, ottenuto mediante la progressiva sovrapposizione di  pietre piatte che, a partire dai due sostegni laterali, venivano appoggiate l’una sopra l’altra tendendo via via a ridurre la distanza intermedia, fino a congiungersi nel centro: si otteneva, così, una struttura “a scalini”, staticamente ben diversa dall'arco (giacchè scaricava il peso sostanzialmente solo verticalmente).



 Ma il vero e proprio splendore fu raggiunto grazie ai romani, che lo utilizzarono per le costruzioni civili (edifici privati e pubblici, anfiteatri, ecc), per grandiose opere ingegneristiche (si pensi ai maestosi acquedotti), per ragioni simbolico/celebrative (come archi di trionfo, atti ad esaltare le vittoriose battaglie dell'imperatore agli occhi della folla)  e come punti di riferimento posti all'incrocio di più strade.





Nel periodo medievale, un nuovo impulso fu dato grazie all'architettura bizantina, con lo sviluppo di nuove tipologie (a sesto acuto, inflesso, ad ogiva), ed a quella romanica (che riprese il motivo dell’arco romano a tutto sesto).  Poco dopo, l'architettura gotica fece dell'arco il motivo basilare delle tecniche costruttive, spesso con ardite strutture fatte di rampanti ed archi a sesto acuto. 
Le molteplici variazioni costruttive avutesi nei secoli successivi hanno condotto l'arco ad assumere varie tipologie, fino alla fine dell'800, quando l'uso dell'arco (inteso come staticamente portante) è stato progressivamente soppiantato dall'utilizzo delle strutture intelaiate (travi e pilastri) in calcestruzzo armato, anche se non è stato assolutamente mai abbandonato, e non è raro, a tutt'oggi, riscontrare moderne strutture archivoltate.